Oliviero Biagetti
La sua ricerca si concentra sul corpo e sulla sua capacità di relazionarsi a un mutamento, in particolare sull’ascolto dei sintomi che questo comporta. Il sintomo è qui inteso come uno spettro del corpo, una turbolenza del sottosuolo epidermico; entrare in contatto con la sua risonanza significa porsi in ascolto di una fragilità, una nuova presenza viva e sensibile. Come le macchie dell’orticaria, il sintomo si espande sull’epidermide: uno spettro che – in linea con il concetto di realtà spettrale di Timothy Morton – emerge dalla pelle delle cose mettendo in contatto la realtà del nostro presente con quella spettrale che lo infesta; una fessura su un altro mondo, sconosciuto e invisibile.
La pittura rappresenta per lui uno strumento d’indagine attraverso cui elabora delle immagini in grado di restituire delle narrazioni e di reimmaginare la complessità di questi mondi. Allo stesso tempo le installazioni sono delle manifestazioni fisiche e scenografiche, dei veri e propri dispositivi che, attraverso un approccio transdiciplinare, gli permettono di aprire fisicamente la nostra realtà alle possibilità di nuove differenti narrazioni.
La vertigine si avverte di fronte a ciò che non possiamo controllare o immaginare nella sua interezza. In essa la nostra capacità di stare si fa meno salda.
Noise Vertigo sottolinea lo stato incerto della nostra presenza rivelato dalla vertigine. Nell’ascolto la presenza trema.
Il progetto è composto da un dipinto e un testo, in mostra in casa Pinnata, e un’installazione scultorea, collocata in riva al mare di fronte alla grotta d’Eolo.
OPERA: Noise Vertigo, Olio su tela, 60×70, Tagli Stromboli 2023